Gentili Operatori e Utenti,
ho 24 anni, sono uno studente di architettura e ho fatto uso di anfetamina per sei mesi, interrompendolo tre settimane fa.
ho approcciato la sostanza, inizialmente, come coadiuvante all'attività di studio (non solo universitario); considerando i ritmi incalzanti a cui scelgo di sottopormi ed essendomi ritrovato a bere una decina di caffè al giorno avevo iniziato a sviluppare un'episodica tachicardia e l'insorgenza di frequenti cefalee quando non assumevo caffeina per una mezza giornata. avendo avuto modo, in passato, di fare la conoscenza di alcuni studenti americani che mi dissero quanto l'uso di ritalin fosse comune in ogni università del loro paese, decisi di provare. ho avuto la fortuna di reperire l'anfetamina presso un sintetizzatore: secca, cristallina, chiarissima; e mi è stato detto e presumo sia purissima.
ho iniziato l'assunzione per via orale; non sarei in grado di quantificare la dose ma indicativamente un grammo mi durava tre settimane (il che la rendeva sensibilmente più economica della caffeina). inevitabilmente l'uso è andato estendendosi ad occasioni sociali e ricreative, le dosi d'assunzione sono aumentate, le modalità estese all'inalazione, restando comunque al di sotto del grammo per settimana/dieci giorni. la assumevo costantemente, in piccole quantità e a frequenti intervalli, il che non mi ha mai impedito di mangiare -eccettuando episodi di manifesto abuso- o dormire; anzi la qualità del sonno è andata migliorando ed ero uso assumerla sempre prima di coricarmi: riuscivo a dormire di meno (prima ero uno che non riusciva mai a dormire abbastanza) e mi svegliavo sensibilmente più riposato. va fatto notare che ho sempre accompagnato l'utilizzo della sostanza all'assunzione di integratori vitaminci e minerali.
come ho menzionato ci sono stati degli episodi di abuso, occorrenti sempre in situazioni connotate da un certo disagio emotivo (una separazione sentimentale, ad esempio), ma relativamente circoscritti (due, tre giorni al massimo) e che non hanno comunque impedito le mie funzioni sociali e universitarie. e qui arrivo, scusandomi per la verbosità, al nocciolo della questione: sono una persona che è sempre stata soggetta ad una certa negatività esistenziale, sfociante spesso in episodi depressivi, caratterizzati da inattività, letargia, insoddisfazione immotivata, baratri di distimia, inversione, scarsa autostima, pensieri ossessivi. sono stato in cura con mutabon ansiolitico (6 mesi) e cipralex (2 mesi); il primo dei quali è stato devastante, presumo per l'azione neurolettica, ed ha sistematicamente azzerato la mia capacità di pensiero (la prescrizione fu dovuta, in mia opinione, ad una grave leggerezza e insensibilità del neurologo curante), il secondo, prescritto dal medico di base ha subito dato adito ad episodi di mania (ipereccitazione sociale e creativa, verbosità incontrollata) a causa dei quali è stato gradualmente smesso.
utilizzando anfetamine ho avuto la chiara percezione che queste problematiche, oramai radicate nel mio vivere, mi abbiano progressivamente abbandonato. mi sono sentito lucido, efficace, positivo, sano, energetico, lucidamente conscio delle mie capacità e dei miei obiettivi; insomma felice come non mi ricordavo di esserlo mai stato e per quanto conscio che molte delle mie sensazioni fossero in realtà simulate dalla sostanza (l'illusione di godere di rigogliosa salute mi sembra paradigmatica, fumando venti sigarette al giorno) esse tutte contribuivano a vedere il labirinto di cose e cause che è il mondo (per dirla con borges) in un'ottica di assoluta, meravigliosa positività; senza sfociare mai (per quanto possa rendermene conto) in episodi di mania o sovraeccitazione (che conosco almeno in parte, avendoli provati).
ciò che mi stupisce di più è che nessuno degli effetti che la letteratura di più facile accesso in merito elenca tra gli effetti-tipo del consumo di anfetamine è stato da me sperimentato: non l'aggressività (semmai un grande senso di calma interiore, dato appunto dalla positività estatica che mi possedeva), non episodi paranoici o schizoidi (semmai la cessazione di pensieri ossessivi e della paranoia di fare del male ai miei cari), non la perdita di peso.
tre settimane fa, volendo provarmi di non essere dipendente dalla sostanza (tutti gli indizi, la fuga dei fatti per così dire, sembravano spingermi verso questa conclusione) e per provare a vedere se la sensazione di positività permanesse in me dopo la cessazione dell'uso ho deciso di spendere un paio di mesi dai miei genitori, in un ambiente nel quale la sostanza non fosse facilmente reperibile. non ho scalato, avrei voluto farlo ma non mi piaceva l'idea di portarmela dietro in treno, e il contraccolpo è stato abbastanza netto, quantificabile in una settimana difficile, di astenia e tristezza ma comunque non paragonabile allo stato in cui mi trovavo prima dell'inizio dell'assunzione e al contraccolpo causatomi, un anno e mezzo fa, dalla sospensione del mutabon ansiolitico (che pure era stato accuratamente scalato). adesso mi sento bene, il panorama mentale indottomi dalla sostanza è ancora presente in me, per quanto attenuato, riesco a studiare bene e a divertirmi con gli amici, cose che spesso prima non potevo fare, ma sento riaffiorare alcune istanze degli stati d'animo precedenti all'assunzione, penso spesso con tenera nostalgia alla sostanza, mi manca la sensazione di fresco mattino perfetto con cui mi faceva attraversare le mie giornate.
presumo che queste manifestazioni siano indicative, in una certa misura, di una dipendenza psicologica andata sviluppandosi nei confronti dell'anfetamina. non la sto assumendo perchè non voglio interfacciarmi a situazioni di spaccio e temo di reperirne di impura o tagliata; ma se ne avessi, di quella che ero uso assumere la starei prendendo in questo stesso momento e probabilmente continuerei a prenderla ogni giorno.
volendo tirare le somme di questa mia esperienza e concretizzare i quesiti che mi sono di particolare interesse vorrei chiedervi:
1. se fosse possibile che l'azione dopaminergica dell'anfetamina sia stata terapeutica nel mio caso.
2. se si conoscono casi di utilizzo terapeutico dell'anfetamina nel trattamento di sindromi depressive croniche
3. se si conoscono casi di un uso controllato dell'anfetamina (noto ai familiari, accettato da amici e colleghi) che non sfoci in una dipendenza.
mi rivolgo a voi perchè ho avuto modo di constatare la professionalità e l'intelligenza con cui alcuni operatori psichiatri hanno affrontato delle questioni analoghe e poichè non sono a conoscenza di un neurologo o uno psichiatra in zona della cui competanza e intelligenza mi possa fidare.
ho avuto modo di dicutere la vicenda con degli amici a me molto vicini; mi hanno fatto notare che la sofferenza è un stato d'animo importante e che il potenziale creativo, cogitativo di una persona trova alimento e motivazione in situazioni di sfasatura con il mondo (come nel caso della sofferenza) ma ricordo anche un corso di antropologia che frequentai in cui era sostenuto, a ragione, che una costante umana, comune a tutte le società, è quella della ricerca del benessere.
voglio stare bene e sono sicuro che molte siano le strade possibili nel raggiungimento di quest'obiettivo; questa sostanza è l'unica che ho trovato e di questo le sono riconscente. conosco però la fortissima dipendenza fisica e sociale data da una droga di largo consumo come la nicotina, le difficoltà infinite che provo nello smetterla e la leggerezza di fondo che ne provoca l'assunzione continua da parte di molti di noi e non vorrei mai che l'anfetamina divennise questo per me; a questo proposito le considerazioni ed esperienze di utenti che hanno attraversato una fase forse simile alla mia sarebbero di grande aiuto.
vi ringrazio della vostra attenzione. il mio è un intervento lunghissimo e avergli dedicato il tempo necessario a leggerlo merita la mia profonda riconoscenza; ci sarebbero state altre cose da aggiungere, questioni simili sono sempre di difficle articolazione.
buone cose a tutti.
emiliano.