Le solanacee delirogene: Datura, Brugmansia, Mandragora, Belladonna, Giusquiamo.
La Datura stramonium L (stramonio comune) è diffusa in Europa, Asia e America, in Italia è presente in quasi tutte le regioni, cresce nei campi, sui ruderi, lungo le strade, sugli arenili marini fino alla zona submontana e fiorisce da Luglio a Ottobre. E’ una pianta altamente velenosa per il suo contenuto di alcaloidi tossici (iosciamina, atropina, scopolamina) che variano in concentrazione ed in tossicità nelle diverse parti della pianta (radice, fiori, fusti, foglie e semi) e nelle diverse stagioni nonché da esemplare a esemplare.
I nomi “erba del diavolo” ed “erba delle streghe” si riferiscono alle sue proprietà narcotiche, sedative ed allucinogene, utilizzate sia a scopo terapeutico che nei rituali magico-spirituali dagli sciamani di molte tribù indiane e, in passato, anche dai druidi e dalle streghe europee.
Possibili effetti tossici sul sistema nervoso centrale e periferico:
- disturbi delle funzioni degli organi di senso (particolarmente occhio ed orecchio);
- alterazioni neurologiche e psichiatrico/comportamentali (midriasi, tremori, ipertermia, eccitazione, ansia, allucinazioni, convulsioni);
- compromissione dello stato di coscienza fino al coma;
- effetti indiretti sul sistema muscolare, mediati dal sistemi simpatico e parasimpatico, che possono portare a blocchi parziali o totali dei muscoli legati alla meccanica respiratoria.
In considerazione della sua grande adattabilità la datura era conosciuta sia in Europa, che nelle Americhe dalle tribù indigene che fin dai tempi più remoti, la utilizzavano nei riti iniziatici e in altri tipi di cerimonie religiose per indurre stati di euforia ed esaltazione
Tra le più rinomate piante della stregoneria medioevale veniva chiamata "erba del diavolo", "erba dei demoniaci", "erba delle streghe". I suoi semi infatti, erano utilizzati dai maghi per le proprietà narcotiche, per le visioni fantastiche che provocavano e per il presunto potere afrodisiaco, maghe e profetesse usavano bruciare la pianta per poter inalare i vapori ottenendone un effetto narcotizzante.
Thomas Jefferson ( Presidente degli U.S.A.) fu testimone del fatto che all'epoca di Robespierre i francesi condannati alla ghigliottina, preparavano con lo stramonio un veleno che causava una morte rapida, evitando così di finire sul patibolo.
Una pianta si può definire "velenosa" se contiene, in una qualsiasi parte, "principi attivi" in grado di arrecare un danno alla salute di chi ne viene, in qualsiasi modo, a contatto.
Molto spesso sentiamo parlare di piante "medicinali" e piante "velenose", piante buone o cattive, secondo un vezzo, del tutto umano, di distinguere ciò che ci circonda in soggetti utili o meno a noi stessi. In realtà quando dividiamo le piante secondo queste categorie commettiamo un grosso errore di superficialità e di presunzione, fondati sull’assunzione di superiorità della nostra specie rispetto a tutto il resto dell’ambiente naturale che, al contrario, si è evoluto in genere molto prima di noi.
E’ del tutto evidente che non esistono in natura piante utili o piante dannose, ma è l’uso più o meno corretto che ne viene fatto da parte dell’uomo che determina il grado di pericolosità o di utilità di una pianta.