Risposta:
Le figure professionali che per semplificazione possiamo definire “operatori sociali” sono presenti in molte realtà pubbliche (servizi per le tossicodipendenze, servizi psichiatrici, servizi di sostegno alla persona ecc.) e private (cooperative sociali, associazioni, volontariato e come nel tuo caso comunità terapeutiche).
Non approfondiamo i vari percorsi professionali delle figure più prettamente sanitarie, ma restringiamo il campo alla figura dell’educatore professionale, presente sia nel pubblico che nel privato sociale e che si avvicina, immaginiamo, alla figura professionale di cui ci chiedi.
Gli operatori che lavorano nel privato sociale hanno differenti percorsi formativi (laurea in scienze dell’educazione, psicologia, sociologia, qualifica di educatore professionale, operatore di strada, formazioni specifiche sulle droghe, dagli effetti ai rischi a come intervenire in caso di malore) in quanto gli ambiti d’intervento possono essere molteplici.
Nel “campo delle droghe” è fondamentale che l’operatore sociale utilizzi strumenti e metodologie adeguati al contesto all’interno del quale lavora: nell’ambito della prevenzione con adolescenti, ad esempio, l’approccio sarà diverso da quello utilizzato con un adulto che vive in strada e che ha una lunga storia di tossicodipendenza alle spalle.
L’operatore sociale può lavorare in “struttura” (centri giovani, sportelli informativi, strutture di disintossicazione e riabilitazione rivolte a tossicodipendenti), oppure intervenire in “strada” (operatori che si muovono per la città, utilizzo di unità mobili attrezzate).
A nostro avviso e in base alle nostre esperienze personali/professionali si tratta di una professione che “inizia” subito dopo il percorso scolastico: da un lato è necessaria una grande capacità di osservazione e lettura della realtà nella quale si opera, dall’altro si ha bisogno di effettuare una formazione continua per adeguarsi ai cambiamenti sociali.
Altro esempio. Nelle Comunità Terapeutiche, sia pubbliche che private, la situazione è variata nel tempo: all’inizio gli operatori erano in massima parte ex-tossicodipendenti che avevano seguito essi stessi un programma terapeutico. In seguito la legislatura ha previsto anche per le Comunità la presenza di figure “professionali”.
Veniamo infine ai percorsi formativi specifici.
Non approfondiamo i vari percorsi professionali delle figure più prettamente sanitarie, ma restringiamo il campo alla figura dell’educatore professionale, presente sia nel pubblico che nel privato sociale e che si avvicina, immaginiamo, alla figura professionale di cui ci chiedi.
Gli operatori che lavorano nel privato sociale hanno differenti percorsi formativi (laurea in scienze dell’educazione, psicologia, sociologia, qualifica di educatore professionale, operatore di strada, formazioni specifiche sulle droghe, dagli effetti ai rischi a come intervenire in caso di malore) in quanto gli ambiti d’intervento possono essere molteplici.
Nel “campo delle droghe” è fondamentale che l’operatore sociale utilizzi strumenti e metodologie adeguati al contesto all’interno del quale lavora: nell’ambito della prevenzione con adolescenti, ad esempio, l’approccio sarà diverso da quello utilizzato con un adulto che vive in strada e che ha una lunga storia di tossicodipendenza alle spalle.
L’operatore sociale può lavorare in “struttura” (centri giovani, sportelli informativi, strutture di disintossicazione e riabilitazione rivolte a tossicodipendenti), oppure intervenire in “strada” (operatori che si muovono per la città, utilizzo di unità mobili attrezzate).
A nostro avviso e in base alle nostre esperienze personali/professionali si tratta di una professione che “inizia” subito dopo il percorso scolastico: da un lato è necessaria una grande capacità di osservazione e lettura della realtà nella quale si opera, dall’altro si ha bisogno di effettuare una formazione continua per adeguarsi ai cambiamenti sociali.
Altro esempio. Nelle Comunità Terapeutiche, sia pubbliche che private, la situazione è variata nel tempo: all’inizio gli operatori erano in massima parte ex-tossicodipendenti che avevano seguito essi stessi un programma terapeutico. In seguito la legislatura ha previsto anche per le Comunità la presenza di figure “professionali”.
Veniamo infine ai percorsi formativi specifici.
Attualmente non esistono delle vere e proprie scuole di formazione in questo settore, ma dopo aver conseguito il diploma universitario di educatore professionale, vi sono varie associazioni di volontariato, Cooperative Sociali ed in genere tutti quegli organismi che oggi vanno sotto il nome di ONLUS - Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale - che organizzano, su finanziamenti regionali mirati, dei veri e propri corsi di formazione sulla figura professionale dell'operatore di comunità.
Come vedi il panorama è piuttosto articolato e restiamo a tua disposizione per ulteriori approfondimenti.
Permettici infine una breve considerazione personale: se vuoi iniziare un percorso lavorativo in questo settore il tempo e la fretta non sono assolutamente richiesti né necessari.
Facci sapere.