L’ibogaina è una tra le sostanze più “discusse”, nonostante questo è difficile reperire materiale scientifico attendibile e autorevole. Le ricerche condotte non sono molte: attualmente non è possibile prendere una posizione chiara, soprattutto per operatori che lavorano nel campo delle dipendenze. L’augurio è quello che la ricerca scientifica recuperi un serio interesse per lo studio della sostanza e delle sue possibili applicazioni.
L’ibogaina e’ una pianta dell’Africa centro-occidentale (Gabon, Camerun, Zaire e Congo) usata dalle popolazioni locali per gli effetti curativi e durante riti sacrali e divinatori all'interno di culti sincretici; studiata e analizzata fuori del continente africano agli inizi del 1900 in Francia. A forti dosi è un allucinogeno, mentre a dosi basse è uno psicostimolante con impiego simile a quello del khat o delle foglie di coca. Nel 1980 Beal (Beal,che e’ stato un precursore delle cure alternative e sperimentali per le tossicodipendenze, si e’ opposto a qualsiasi tabù legato alla ricerca scientifica) iniziò con Howard Lotsof il progetto per rendere l’ibogaina disponibile ai tossicodipendenti, essendo una sostanza utile per interrompere la dipendenza e nel 1999 fu il co-promotore della “First International Ibogaine Conference” a New York.
Da: http://www.arcipagania.org/dblog/articolo.asp?articolo=37 Questa sostanza ha scatenato un certo movimento nel campo scientifico. Colui che protese in avanti la ricerca fu appunto, un ex-consumatore di New York, Howard Lotsof: dopo averla provata per puro caso e uscendo senza sofferenza da anni e anni di dipendenza da ogni tipo di droga, cominciò seriamente a studiarla per offrire una soluzione concreta a tutti coloro i quali avessero voluto tornare a vivere dopo l'annientamento subìto a causa delle droghe, offrendo un'opportunità per ricominciare. Ottenne nel 1985 il brevetto come "Farmaco per interrompere la dipendenza dagli oppiacei" e nel 1986 quello per la disintossicazione dalla cocaina, dall’alcool e dalla nicotina; soddisfatto di questo successo, Lotsof cercò di raccogliere finanziamenti da organizzazioni benefiche ma non arrivò ad ottenere nulla: a nessuno importava aiutare i tossicodipendenti. Nel 1987 creò una società senza scopo di lucro, la “NDA International”, riuscendo così a scuotere il mondo scientifico; ma non ottenendo la sperimentazione clinica Lotsof scoraggiato si trasferì a Panama dove potè avviare la terapia, chiedendo però cifre considerevoli. Almeno era soddisfatto per le persone che ne uscivano come "riprogrammate". Nel 1991 il NIDA statunitense (Istituto Nazionale per l'abuso di droghe) prese in considerazione l'ibogaina per valutarne la sicurezza e l'efficacia all'interno di possibili protocolli di trattamento.
Nel 1993 la prof.ssa Mash, dell'Università di Miami al Dipartimento di Neurologia e Farmacologia Molecolare e Cellulare fu incaricata di portare avanti questa ricerca (l'unica sul territorio Statunitense); intervistata, la dott.ssa sostenne l'alta importanza della sostanza, la capacità di disintossicazione indolore nei 80%-100% dei casi e sottolineò il fatto che l'ibogaina non creava alcuna dipendenza, e per questo sarebbe potuto diventare il farmaco vincente contro i diversi stadi di tossicodipendenza. Continua la dott.ssa Mash: "L'ibogaina, bloccando l'attività della dopamina (ritenuta responsabile del meccanismo di dipendenza dalle droghe) e agendo anche sull'umore generale elimina la depressione che accompagna la crisi d'astinenza; negli Usa c'è tanta ostilità nel mondo medico-scientifico verso tale sostanza perché ritenuta non una scoperta scientifica ma come proveniente dai gruppi self-help (dagli ex tossicodipendenti) e questo basta per far vedere l'ibogaina in modo piuttosto negativo. Troppi tagli alla spesa pubblica, un'alta superficialità stanno strangolando la ricerca e non lo ritengo giusto". Infatti il Governo federale non finanziò più il programma di ricerca e nel 1995 la prof.ssa Mash dovette abbandonare gli studi di ricerca questo per la morte sospetta di una giovane tossicodipendente olandese che durante il trattamento assunse una dose di eroina morendo per overdose, perché l'ibogaina annulla la tolleranza sviluppata verso la sostanza . Fu intervistato anche il chimico che scoprì l'Lsd: "l'ibogaina è un potente detossificante di tutto il corpo che aumenta il livello di enzimi legati al metabolismo rendendolo più attivo; il metabolismo va così a eliminare le tossine molto più velocemente scacciando la tossicodipendenza per almeno due mesi, periodo in cui il paziente viene seguito da psicologi e si impegna ad uscirne totalmente".Tuttora negli Usa rimane una sostanza illegale.
Puoi consultare:
Dal Bollettino per le Farmacodipendenze e l'Alcoolismo, trimestrale del Ministero della Sanità del 2000 http://www.unicri.it/wwk/publications/dacp/journal/2000_1/j%20xxiii%2020... , “…..sono in corso ricerche finanziate dal NIDA per passare (………) agli ambulatori per tossicodipendenti. Non sembra comunque che vi sia un effetto costante per quanto si riferisce alla presa in carico di cocainomani, mentre discreti risultati si possono vantare per il trattamento dell’astinenza da oppiacei, anche come facilitazione nei confronti del trattamento psicoterapeutico. In Olanda la sperimentazione è stata interrotta a causa del decesso di tre pazienti arruolati senza che sia stato possibile individuarne la causa. (….) Vi sono anche sperimentazioni di impieghi dell’ ibogaina nella psicoterapia come inducente di sogni senza perdita di coscienza: (……) i soggetti provano impressioni fantastiche senza modificare la percezione dell’ambiente, per cui si ritiene che l’ibogaina possa essere utilizzata come catalizzatore nelle tecniche psicoterapeutiche.
http://www.tg5.mediaset.it/video/2007/02/vedivideo_13434.shtml Filmato della trasmissione “Terra!” sull’utilizzo dell’ibogaina in Slovenia
http://www.iboga.org/ sito dell’associazione francese Meyaya